In aumento gli attacchi informatici, molto più a rischio chi lavora in smartworking.
Il contesto dell’emergenza sanitaria ha fortemente influenzato la natura degli attacchi informatici: crescono phishing e social engineering basati sul tema della Covid-19.
Il 2020 non è stato un annus horribilis solo dal punto di vista sanitario: il primo semestre si è guadagnato la maglia nera della cyber security con 850 attacchi, il 7% in più rispetto al 2019. Del resto, come tutti i fenomeni sociali, il crimine si adegua al contesto in cui si trova a operare e anche quello cyber agisce così, come è stato particolarmente evidente in relazione alla pandemia di coronavirus.
Crescono il phishing, il social engineering, le scam legate alla Covid-19, a danni di privati e PA. In generale, gli attacchi gravi che hanno sfruttato il tema coronavirus tra febbraio e giugno sono stati 119, il 14% del totale: “Il fatto di avere tante persone in lockdown e smart working apre finestre di opportunità incredibili per il cyber crime”, ha spiegato durante l’evento Andrea Zapparoli Manzoni, tra gli autori del Rapporto Clusit.
Fondamentale è quindi “investire in ricerca e costruire un ecosistema imprese-pubblica amministrazione; necessaria maggiore consapevolezza dei rischi informatici tra i cittadini”